Enrico Filippini, editore e scrittore, Carocci, Roma 2017
La letteratura sperimentale tra Feltrinelli e il Gruppo 63
Enrico Filippini (Cevio, 1932 – Roma, 1988)
I l libro ricostruisce tramite documenti d'archivio l'attività di Enrico Filippini, uno dei più importanti intellettuali ticinesi, attore di alcuni decenni molto vivaci della vita culturale italiana. Trasferitosi a Milano tra il 1953 e il 1954, Filippini negli anni Sessanta lavorò alacremente come consulente editoriale e traduttore alla casa editrice Feltrinelli, dando vita al Gruppo 63, esperienza collettiva che negli anni Sessanta riunì gli scrittori della neoavanguardia italiana. Filippini non solo tradusse e fece conoscere in Italia scrittori e pensatori quali Max Frisch, Friedrich Dürrenmatt, Günter Grass, Uwe Johnson, Walter Benjamin, Edmund Husserl e Ludwig Binswanger, ma si preoccupò di promuovere all'estero le opere della neoavanguardia italiana, come quelle di Edoardo Sanguineti (Capriccio italiano, Triperuno). Nel 1976, Eugenio Scalfari lo chiamò per curare la pagina culturale di “la Repubblica”. In dodici anni scrisse circa cinquecento articoli diventando una delle firme più prestigiose del quotidiano, intervistò e dibatté con molti dei più autorevoli pensatori contemporanei (Roland Barthes, Michel Foucault, Jürgen Habermas, Gianfranco Contini e tanti altri). Morì a Roma all’età di 56 anni. L’ultimo periodo della sua vita – segnato dalla malattia e dal viaggio di ritorno verso la terra natia, la Vallemaggia – è narrato nel racconto postumo L’ultimo viaggio.
Milano degli anni '50 e la fenomenologia
L o sfondo dell’apprendistato intellettuale di Filippini è la città di Milano nel secondo dopoguerra, centro del rinnovamento culturale italiano. Il libro ripercorre luoghi e istituti frequentati da Filippini, come le nuove librerie che si aprivano, le nuove case editrici, il Piccolo Teatro, l’Accademia di Belle Arti a Brera e il Bar Jamaica, frequentato da molti dei futuri partecipanti del Gruppo 63. Ma anche le prime esperienze di «comune studentesca» una delle quali ideate da Filippini in viale Maino poi via Sirtori, nelle quali si discutevano ad esempio le questioni poste dal marxismo, e che erano frequentate anche da personaggi di rilievo come, ad esempio, il filosofo Enzo Paci, gli psicanalisti Cesare Musatti, Franco Fornari, gli architetti della rivista Casabella.
F ilippini studiò filosofia alla Statale, fu allievo di Antonio Banfi e poi di Enzo Paci. Ebbe un ruolo di primo piano nella riscoperta della fenomenologia e dal pensiero di Husserl, promossa da Paci tra la metà degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60. Infatti Filippini tradusse La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, poi il secondo e terzo libro delle Ideen, rendendo accessibile a una nuova generazione di studiosi il pensiero dell’ultimo Husserl. Filippini ereditò dall’insegnamento di Banfi e poi di Paci un’apertura ai vari campi dell’esperienza umana e un atteggiamento antidogmatico. Testimoni del fruttuoso dialogo tra fenomenologia, arte e letteratura, furono due riviste fondate da due allievi di Banfi: «aut aut» di Enzo Paci e «il verri», di Luciano Anceschi, rivista che a partire dal 1956 svolse una funzione di apprendistato per numerosi scrittori emergenti che si sarebbero poi riconosciuti nella neoavanguardia.
La Feltrinelli degli anni '60 e la mediazione culturale
N egli anni’60 Filippini fu più di un consulente editoriale. A detta del suo collega Valerio Riva, Filippini fu responsabile di: «metà del catalogo Feltrinelli, fino al 1968». Incaricato per la narrativa straniera, aprì le porte in Italia alla nuova letteratura tedesca del dopoguerra, importando le opere di una serie nutrita di scrittori, che spesso tradusse lui stesso: tra cui Uwe Johnson, Günter Grass, Hans Magnus Enzensberger, nonché le opere degli svizzeri Friedrich Dürrenmatt e Max Frisch. Inoltre aiutò Riva a fare conoscere in Italia la narrativa latino-americana. Lavorando in una casa editrice non ancora fortemente burocratizzata Filippini e Riva ebbero più libertà e possibilità di promuovere la propria idea di letteratura. L’operazione stessa della traduzione assunse un carattere militante, diventò uno strumento fondamentale per introdurre cambiamenti in un panorama editoriale segnato dalla stanchezza di prodotti riconducibili alla poetica del neorealismo, che avevano perso il loro carattere di attualità e di originalità. L’idea era che per riuscire a mettere in discussione i modelli dominanti si potesse contrapporre loro dei modelli stranieri, in modo da legittimare e affermare lo sperimentalismo della neoavanguardia italiana. In questa prospettiva, Filippini s’impegnò a divulgare in Italia le produzioni del Gruppo 47, non solo pubblicando le loro opere ma andando di persona a Berlino a vedere lo svolgimento dei convegni del Gruppo 47 e scrivendo articoli sull’argomento.
L'ideazione del Gruppo 63 e l'intesa con Edoardo Sanguineti
L e implicazioni tra gli interessi dell’editoria e quelli culturali furono determinanti per la nascita del Gruppo 63. L’idea del Gruppo 63 nacque all’interno della casa editrice, proprio tramite Enrico Filippini, Nanni Balestrini e Valerio Riva. Filippini conosceva bene i meccanismi del Gruppo 47 poiché aveva assistito ai loro convegni a Berlino; ne parlò con entusiasmo agli altri consulenti e insieme decisero di proporre in Italia un gruppo simile con finalità di seminario letterario. L’appoggio della Feltrinelli al Gruppo 63 fu una conseguenza dell’operato di Riva e Filippini che tra il 1960 e il 1963 avevano creato le condizioni ideali per promuovere una nuova idea di letteratura in Italia: dapprima tramite la promozione degli autori tedeschi del Gruppo 47 e le scelte editoriali della collana «Le Comete»; poi con l’acquisizione da parte di Feltrinelli della rivista «il verri» nel febbraio 1962 e l’assunzione di Nanni Balestrini come capo-redattore della rivista; infine, con la pubblicazione Capriccio italiano di Edoardo Sanguineti nel marzo 1963. Dal canto suo, Giangiacomo Feltrinelli presentendo le difficoltà di trovare ogni anno un best-seller come erano stati Il dottor Živago (1957) e Il Gattopardo (1958), aveva deciso di affidarsi meno ai «casi letterari» (sempre bene accetti ma non programmabili) e di rendere invece più riconoscibili le collane presso il pubblico, accettando così di diventare l'editore della neoavanguardia (oltre che con la collana "Le Comete", anche con "i Materiali").
F ilippini oltre a fare conoscere in Italia la letteratura contemporanea tedesca si adoperò anche sull’altro versante a promuovere gli autori della neoavanguardia in Germania, soprattutto Edoardo Sanguineti. Filippini seguì attentamente la ricezione estera di Sanguineti. Siccome la traduzione tedesca di Capriccio italiano non aveva convinto Filippini, egli si interessò più da vicino a un’altra opera di Sanguineti in corso di traduzione: la raccolta poetica Purgatorio de l’Inferno. Filippini preparò un commento, frutto di uno scambio di lettere con Sanguineti, per chiarire al pubblico tedesco i riferimenti dei testi e la situazione letteraria italiana in modo da non perdere, lungo il passaggio da una lingua all’altra, non solo il senso ma anche il valore sperimentale dell’opera. L'edizione delle lettere è oggetto di un secondo volume in preparazione: M. Fuchs (a cura di), Edoardo Sanguineti - Enrico Filippini, Carteggio (1963-1977), Mimesis, Milano, in corso di stampa.
Filippini scrittore: «la grande cura di verità»
L e verifiche testuali dedicate agli scritti di Filippini, dai primi esiti creativi relativi al biennio 1961-1962 alle puntuali analisi di Settembre (1962) e del suo avantesto L’indugio, mostrano come in Filippini scrittura e autoanalisi si uniscono in una «operazione della coscienza», lotta contro la dimensione di «inautenticità» e percorso dello scrittore verso la «verità» da perseguire. Questioni che Filippini svilupperà nel racconto In negativo e nella dichiarazione di poetica Nella coartazione letteraria (1964) e che si porterà dietro per tutta la vita, fino all'estremo tentativo di esorcizzarle nell’Ultimo viaggio, il romanzo postumo. Si tratta di paradigmi quali l’«alienazione», l’«inautenticità», l’«autoanalisi», lo «smascheramento» della «falsa coscienza», l’immersione nei territori sommersi della «psiche» fino a forme dell'immaginario quali la «spelunca» o i «massi» che frenano o impediscono drammaticamente una scrittura sempre più orientata alla «catabasi» come tensione verso la «verità».
«Di fronte ai cambiamenti dell’industria culturale e all’affermarsi delle logiche della postmodernità, esempi di percorsi intellettuali come quelli di Enrico Filippini e Edoardo Sanguineti ci dimostrano l’importanza della critica, di una critica militante capace di leggere le opere al di là delle intime motivazioni degli scrittori (della loro buona o cattiva fede) e di «rifunzionalizzare» tali letture in un’ottica capace di cogliere la verità storica dei testi, cosa dicono del loro legame con il mondo e la realtà in cui viviamo»
Indice
Prefazione
Nota al testo
1. L’Archivio Filippini e la narrazione di sé
L’archivio tra immagine pubblica e racconto dell’Io/Ricezione di Filippini e storia della critica/Gli studi/L’Archivio Enrico Filippini alla Biblioteca cantonale di Locarno
2. La formazione: Milano, la fenomenologia, la neoavanguardia
L’insegnamento di Antonio Banfi tra antidogmatismo e apertura disciplinare/Il marxismo, la comune studentesca e la vita associativa/Enzo Paci, la Husserlrenaissance e le traduzioni/Dalla filosofia alla letteratura passando per la traduzione
3. Il lavoro alla Feltrinelli (1959-62)
Letterati editori all’interno dell’industria culturale/Dai lavori saltuari nell’editoria alla militanza culturale/Filippini e la “nuova letteratura tedesca”/Le Congetture su Jakob di Uwe Johnson/Filippini e Günter Grass: Il tamburo di latta e Gatto e topo/Filippini e il Gruppo 47 (autunno 1962)/I rapporti tra la Feltrinelli e la neoavanguardia
4. La svolta creativa (1961-62)
Filippini a Parigi/I primi tentativi di scrittura/Romanzo, Parigi 1961-62/Autoanalisi: la letteratura come «funzione di verità»/L’impossibilità di uscire dall’alienazione: la crisi del modello dialettico/La dialettica come espediente narrativo/L’approdo alla poetica dell’autobiografia negata
5. Settembre
“il Menabò” n. 5, luglio 1962/L’indugio ovvero l’avantesto di Settembre/La temporalità del mondo sepolcrale/L’alienazione/La strategia di falsificazione del narratore
6. Enrico Filippini e il Gruppo 63 (1963-66)
La nascita del Gruppo/Il dibattito teorico/L’intesa tra Filippini ed Edoardo Sanguineti
7. Filippini scrittore
Nella coartazione letteraria/In negativo/L’evoluzione della poetica: L’ultimo viaggio/Giuoco con la scimmia
8. Filippini editore militante: la promozione del Gruppo 63
Le traduzioni, le collane editoriali, la critica militante/Il caso di Capriccio italiano di Sanguineti/La divulgazione all’estero dell’opera di Sanguineti
9. 1968: «lo strappo», «la lacerazione»
Il coinvolgimento di Filippini nelle riviste “Quindici”, “Che fare”/Le dimissioni di Filippini dalla Feltrinelli
Conclusione
Appendici
A1. Intervista con U. Johnson a cura di E. Filippini A2. Uwe Johnson: Il terzo libro su Achim A3. Che cos’è il Gruppo 47 A4. Avantesti di Settembre A5. Contributo di Filippini al dibattito di Palermo 1963 A6. Intervista a Filippini sul “Marcatrè” A7. Articolo di Valerio Riva sul Giuoco con la scimmia A8. Appunti di Filippini su Capriccio italiano
Riferimenti bibliografici
Indice dei nomi